A.S.D. Drago Azzurro
Scuola di arti marziali tradizionali cinesi
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Pagina pubblicata in data
1 settembre 2023
Aggiornata al 2 settembre 2023
Il drago è un'animale mitologico presente nelle culture antiche sia occidentali che orientali. Nella cultura cinese questa creatura mitologica è stata, ed è tutt'ora, venerata come da nessun'altra cultura del pianeta.
Il drago in Cina ha quasi sempre assunto un ruolo positivo, era considerato il segno zodiacale più propizio dell'oroscopo cinese. Era, ed è, considerato una creatura giusta e benevola.
La popolazione, in generale, considerava il drago un simbolo di fortuna, un portatore di ricchezza e salute. Per questo motivo fu presto associato agli imperatori cinesi che, nella loro capacità di assumere il mandato celeste come rappresentanti della divinità sulla Terra, dovevano governare in modo giusto e imparziale, per garantire la ricchezza e la prosperità di tutto il popolo.
Per questo il drago era spesso ricamato sulle vesti degli imperatori, che erano chiamate 袞龍袍 gǔnlóngpáo vesti del drago.
Il drago era rappresentato nei gioielli realizzati con i materiali più preziosi come l'oro e la giada. Il drago è citato innumerevoli volte nella letteratura e nelle arti. Il drago, infatti, è una delle prime creature ad apparire nei racconti e nelle leggende dell'antica Cina.
In poche parole il drago era onnipresente nella quotidianità della Cina antica.
È spesso raffigurato come un animale enorme, flessuoso, che vive nelle fonti d'acqua o fra le nuvole. È generalmente rappresentato con le caratteristiche eccezionali, prese da altri animali. La descrizione tradizionale gli attribuisce corna di cervo, fronte di cammello, occhi di demonio, collo di serpente, pancia di mostro marino, squame di carpa, artigli di aquila, zampe di tigre e orecchie di bue.
A volte è descritto con un corpo di serpente, occhi di coniglio, pancia di rana e corna di cervo.
In antichità, i contadini credevano che i draghi portassero le tanto desiderate piogge fondamentali per un abbondante raccolto. I draghi erano ritenuti responsabili per i forti venti, la grandine, i tuoni, i fulmini e i tornado. Questi ultimi, tutt'oggi, in Cina sono chiamati 龍捲風 lóngjuǎnfēng, "vortice del drago".
Il drago era considerato talmente "potente" che quando volava era la causa di fulmini e tuoni.
Nelle comunità rurali per propiziare la generosità di questa creatura nel dispensare piogge si eseguiva una danza dedicata a questo animale mitologico, si svolgevano processioni con figure di drago costruite con carta o stoffa e un’intelaiatura di legno. Si ricorreva a piccoli draghi in ceramica, immagini su stoffa raffiguranti un drago, e così via.
La profonda connessione fra la figura del drago e l'acqua è testimoniata dal fatto che più di quaranta fiumi cinesi hanno il carattere 龍 lóng "drago" nel loro nome.
La rappresentazione più antica conosciuta di un drago è una effige stilizzata a forma di C, scolpita nella giada. Ritrovata nella Mongolia Interna, appartenente alla cultura 红山 hóng shān (红山文化 hóngshān wénhuà), che si sviluppò tra il 4500 e il 3000 a.C.(che è diventato anche il pittogramma della nostra scuola di arti marziali).
Il drago di giada è stato tratto da un blocco di giada colore verde scuro. Il corpo è liscio e pulito. Sulla sua testa ci sono un muso lungo e occhi sottili. La criniera fluttua e il corpo si arriccia come un uncino.
Molte reliquie del Neolitico contengono figure che richiamano i draghi. Per quanto riguarda il prototipo del drago, i ricercatori hanno avanzato varie ipotesi, come serpenti, coccodrilli, lucertole, pesci, salamandre, cavalli, mucche, maiali, cervi, orsi, tigri, bachi da seta, larve, pini, nuvole, fulmini e così via.
Immagini simili al drago di giada sono state rinvenute anche a 凌家灘 líng jiā tān nella contea di 含山 hánshān nella provincia di 安徽 ānhuī.
Questo drago di giada è una delle prime immagini di drago che è stato scoperto in Cina.
Una delle tante credenze tradizionali sui draghi è quella connessa ai quattro mari del mondo (per gli antichi cinesi erano, infatti, quattro e non sette). Ognuno dei quattro mari era goveranato da un re drago.
敖廣 áo guǎng il re drago del mare orientale (est), conosciuto anche come drago azzurro (simbolo della primavera e dell'elemento legno).
敖欽 áo qīn il re drago del mare del sud, conosciuto come drago rosso e rappresentante l'elemento del fuoco.
敖順 áo shùn, il drago nero, che governana il mare del nord. Rappresentava l'inverno e l'elemento acqua.
敖閏 áo rùn, il drago bianco, che governava il lago azzurro (青海湖 qīnghǎi hú), e rappresentava l'autunno e l'elemento metallo.
敖廣 áo guǎng, 青龍 qīnglóng, è il capo dei quattro, ma tutti questi devono inchinarsi alla volontà dell’Imperatore di Giada, a cui tributacano omaggio durante il terzo mese dell’anno, il mese delle piogge più abbondanti.
I quattro re draghi dei quattro mari furono adottati dal daoismo. Nel daoismo il drago divenne presto la rappresentazione della forza essenziale onnipresente del 道 dào.
Il drago azzurro, in cinese 青龍 qīnglóng, fa parte dei cinque draghi considerati vere e proprie divinità dalla tradizione cinese, cavalcature dei 五方上帝 wǔ fāng shàngdì.
I 五方上帝 wǔ fāng shàngdì sono, nei testi canonici cinesi e nella religione cinese comune, le cinque manifestazioni del supremo Dio del Cielo (天 tiān).
Queste cinque divinità sono descritte come le "cinque facce mutevoli del Cielo", le quali rappresentano l'attività cosmica del Cielo che modella il mondo attraverso le tre forze 三才 sāncái, le forze celesti, le forse terrestri (le forze che agiscono sulla superficie della Terra) e le forze ctonie (le forze che si sprigionano nelle profondità della Terra).
I 五方上帝 wǔ fāng shàngdì sono associati ai cinque colori, alle cinque fasi della creazione continua, ai cinque pianeti chiave del sistema solare e alle cinque costellazioni che ruotano intorno al polo celeste, alle cinque montagne sacre e ai cinque dèi drago (龍神 lóngshén).
青龍 qīnglóng è la divinità che governa le forze ctonie, le forze che si scatenano nelle profondità della Terra.
左青龍右白虎, 前朱雀後玄武
zuǒ qīnglóng yòu báihǔ, qián zhūquè hòu xuánwǔ
Il drago azzurro a destra e la tigre bianca a sinistra, l'uccello vermiglio davanti e la tartaruga nera dietro.
Il drago azzurro rappresenta l'oriente e la stagione della primavera. Il suo titolo onorifico è anima di tutti gli esseri. Fa parte dei quattro grandi animali mitologici della cultura tradizionale cinese: i 四大神獸 sì dà shénshòu. Conosciuti come i quattro simboli, i quattro guardiani o i quattro dèi.
Oltre a 青龍 qīnglóng che presiede l'est e rappresenta l'elemento legno, fanno parte dei 四大神獸 sì dà shénshòu, 白虎 báihǔ la tigre bianca che presiede l'ovest e rappresenta l'elemento metallo (oro). È considerata la divinità della guerra ed è associata alla stagione dell'autunno.
朱雀 zhūquè, l'uccello vermiglio che presiede il sud. Rappresenta l'elemento del fuoco e la stagione dell'estate. La tradizione narra che ha la capacità di rinascere dal fuoco, proprio come la fenice immortale delle mitologie occidentali. È, quindi, chiamato anche fenice di fuoco.
玄武 xuánwǔ la tartaruga nera che presiede il nord e rappresenta l'elemento dell'acqua. È associata alla stagione dell'inverno.
Al centro dei quattro punti cardinali si trova il drago giallo, 黃龍 huánglóng, associato al quinto elemento, la terra, ritenuta una reincarnazione del primo imperatore 黃帝 huángdì dopo la sua ascesa al cielo.
Il testo di divinazione 易經 yì jīng, chiamato anche "libro dei mutamenti", fa risalire le radici dei quattro simboli agli inizi del mondo. Sostiene che siano stati allevati dai principi dello 陰 yīn e dello 陽 yáng, i quali infondono ordine nello spirito caotico del 太急 tàijí.
I quattro simboli non vanno confusi con i quattro animali sacri, i 四聖獣 sìshèng shòu,
Il drago azzurro è stato utilizzato come emblema della bandiera della dinastia 清朝 qīngcháo dal 1889 al 1912.
In Cina sono diffusi i così detti muri dei nove draghi. A Pechino sono presenti ben due muri dedicato ai nove draghi (九龍壁 jiǔlóngbì). Uno dei due è stato costruito nel 1756 nel parco 北海公園 běihǎi gōngyuán a Pechino. Da questo abbiamo tratto uno dei due draghi azzurri che rappresentano la nostra scuola.
Il primo riferimento alla tradizione di costruire un muro di schermo alla porta di un palazzo si trova nell'opera 論語 lúnyǔ, "I dialoghi" di Confucio (孔夫子 Kǒng fūzǐ). In 3:22 è scritto che "i principi degli Stati hanno uno schermo che intercetta la vista alle loro porte".
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